Pubblicato in: CHI SONO, RIFLESSIONI DI VITA

CARA VERONICA

Cara Veronica,

che dici, facciamo un po’ di resoconto?

Quota 28.

Ventotto, suona proprio bene. Sei ancora con quel 2 davanti che ti fa sentire giovane, ma giovane nella fase giusta, quella in cui hai uno stipendio e non devi stare alle regole dei tuoi. Ma non sono ancora 29, che diventa un countdown per i 30, che se comunque per molti sono un’età super giovane, noi donne lo sentiamo proprio il gradino dei 30, inutile nasconderlo.

È anche un’età in cui le persone cominciano a darti credito, a fidarsi. Se la stessa identica cosa la dici a 25-26 anni ti guardano storto. Adesso sembra che hai un po’ più di esperienza. Che per carità, in parte è vero, ma in parte certe cose se le hai imparate a 25 anni, a 28 sei solo diventato più bravo a ripeterle. Allo stesso tempo è un’età in cui se hai un progetto super ambizioso ti senti piuttosto tranquillo perchè “hai tutta la vita davanti”, e se fai qualcosa di grande, la gente pensa “cavoli è comunque giovanissima”.

Una bella età insomma, direi che potremo fermarci qui, blocchiamo i compleanni!!!

Cara Veronica, posso dirti una cosa?

SONO STRA FIERA DI TE.

A 20 anni ti immaginavi a 28 con tutta un’altra situazione. Probabilmente sposata, probabilmente con un figlio in cantiere. A 23 ti è crollata la terra sotto ai piedi, o meglio ancora, ti sei lanciata da un treno in corsa che aveva una direzione che ti stava stretta. E per i successi 2 anni e mezzo hai raccolto i cocci, hai sostituito i pezzi, hai cambiato colore, dentro e fuori. Hai cercato la tua identità con quella fame di vivere che ti ha sempre rappresentato, ma allo stesso tempo per trovare i tuoi nuovi confini hai dovuto talvolta superarli, andando oltre alla barriera del suono, proprio per il bisogno di – sentirti- di nuovo.

E ha fatto male.

E ti sei PERSA, eccome se ti sei persa.

“Bisogna perdersi per ritrovarsi”

Sei stata un’altalena, tra picchi di gioia e picchi di tristezza, hai toccato il fondo e poco dopo il cielo con un dito. Una lavatrice di emozioni. Dentro, avevi il caos di una casa appena derubata.

Ma non ti sei data per vinta, e se l’hai fatto, è durato per qualche giorno. Poi, come ti ha insegnato la tua famiglia, ci si rimbocca le maniche e si parte da qualcosa.

E tu hai proprio deciso di PARTIRE.

A 26 anni avevi bisogno di camminare da sola, con le tue gambe, senza appoggiarti a nessuno. Potendo contare solo tu stessa, e quindi su quel casino che eri. Avevi bisogno di ritrovare l’amore e la fiducia per il tuo corpo. Di provare esperienze nuove, che ti facessero uscire dalla tua zona di confort. Sì, perchè anche se te l’eri costruita tu quella nuova vita, comunque avevi la netta sensazione di soffocare. Come se ancora una volta stessi recitando una parte, più preoccupata a piacere agli altri che a te stessa. Avevi bisogno di imparare a mettere poche cose nello zaino, a rinunciare a quelle cose che ti facevano sentire aggrappata ad una sicurezza effimera, a scoprire e realizzare cosa c’era di veramente ESSENZIALE, cosa di te era vitale.

Dopo il Cammino di Santiago sei tornata alienata.

ALIENATA è proprio la parola giusta. Ti sentivi un alieno in casa tua. Un alieno nella tua famiglia, tra gli amici, al lavoro, nei tuoi stessi vecchi vestiti. In quel primo periodo hai solo voglia di urlare e credi di star vivendo un brutto sogno, preghi di risvegliarti e trovarti di nuovo in mezzo ai campi di grano a respirare gratitudine. E poi impari ad adattarti. A stare ad alcune convenzioni sociali, per comodità, a non dire cosa pensi sul serio, per praticità. Ma intanto ti crei un angolo “santiago”, fuori e dentro di te, dove torni di tanto in tanto a ricordarti CHI SEI per davvero.

Da lì la tua mente esplose. Le idee nascevano come le fotografie nelle camere oscure: di notte le pensavi, di giorno prendevano forma. In un anno hai fatto cose che ogni essere umano impiegherebbe almeno 3 anni. Ti sei nutrita di corsi di crescita personale e professionale, ti sei messa in gioco in tutto e per tutto. Sei andata avanti a pane ed esperienze, vivendo il lavoro come missione per far star bene le persone, assaporando ogni storia, godendo di ogni sorriso. Hai iniziato a fare un lavoro diverso, e la gente se ne è accorta. Ha iniziato a dire che veniva da te perchè aveva sentito dire che tu eri “altro”. Altro da quello che c’era in giro, e forse una definizione ancora non l’hai trovata.

ALTRO mi piace moltissimo.

A 27 anni un nuovo crollo. Chi sono, cosa voglio, dove voglio arrivare. Grandi domande che non trovavano più quella risposta frizzante che ti eri abituata a dare. Perchè hai conosciuto il tuo demone, il più grande, quello che c’era, e c’è sempre stato, e che se ne stava pronto in attesa di attaccare, quando ti avrebbe visto finalmente un po’ più serena. Perchè tanto prima c’era così tanta confusione, che non sarebbe stato neanche bello alzare un po’ di polvere!

Ti sei sentita infinitamente SOLA.

E non sapevi che fartene di tutta quella soddisfazione lavorativa, se non avevi una persona speciale con cui condividere la tua gioia. E, maledetta te che ascolti gli altri in queste cose, ti sei iniziata a convincere che tutta quella solitudine arrivava dal troppo lavoro. Dalla frenesia di migliorarti sempre, dalla tua insaziabile voglia di crescere a livello professionale. “Non hai mai tempo per te!” ti dicevano, e avevano ragione in questo. Ma non avevano ragione sul fatto che questo fosse il motivo per cui non riuscivi ad incontrare la persona giusta.

Le convinzioni sono malefiche perchè sono mezze verità: sta qui la fregatura. La prima parte è sempre vera, la seconda invece, è frutto del pensiero di qualcun altro, di solito di qualcuno a te molto caro. E tu ci credi, e ti convinci che devi rallentare, che devi mollare la presa, e mettere un attimo in stand by i tuoi progetti. E li metti in un cassetto, che ti imponi di non aprire. E pian pianino ti spegni, smetti di brillare, smetti di amare il tuo lavoro e di fare le cose con passione. Smetti di chiederti cosa fa davvero bene a te, per adeguarti a quello che secondo la gente ti farebbe bene. Ma la verità è che tu stai sempre peggio, e come un cane che si morde la coda, di certo non attiri a te questa benedetta persona giusta!

Poi per fortuna, hai capito che eri infelice, e sei tornata a fare un po’ le cose a modo tuo. Hai riaperto il cassetto timorosa, ripreso in mano le tue carte, i tuoi scritti, i tuoi disegni. E come un bimbo dopo che è stato graffiato dal suo micetto, ti sei avvicinata con la paura che i tuoi sogni potessero distruggerti.

E ci sei andata piano.

Ma io non ho mai visto nessuno essere tremendamente felice andandoci piano.

A Marzo di quest’anno qualcuno con estrema prepotenza ti ha costretto a SOGNARE, ma in un modo che forse non avevi mai avuto il coraggio di fare. Un modo che non pensavi possibile, un modo che ancora al solo pensiero ti manda una scarica di energia. E ti fa scendere una lacrima, di gioia.

E hai capito, e ti sei vista, e hai realizzato.

Dicono che si nasce due volte: la prima che festeggi nel giorno del tuo compleanno, e la seconda, quando capisci PERCHÈ sei nato.

Direi che sceglierei come data simbolica il 15 marzo 2019.

E come un bimbo appena nato, hai pianto fuori quel liquido soffocante dai tuoi polmoni.

E come un bimbo appena nato hai fame, hai voglia di imparare, sei avida di emozioni, sei pronta a cadere e a rialzarti, a metterci tutta te stessa, a NON RISPARMIARTI.

E come un bimbo appena nato, non hai paura, non hai ancora quelle brutte esperienze che poi creano schemi mentali, non hai alternative se non quella di continuare a provare, a fare, a crescere.

Cara Veronica, ne hai ancora di strada da fare. Ma per quanto riguarda il percorso fatto fino a qui, caspita tanta roba. È una gran fortuna capire il tuo perchè quando davanti all’età c’è ancora un 2. Ed è un piacere vedere quanta strada hai fatto, quanti passi davvero difficili hai compiuto, e ripensare a tutti quei momenti in cui il tuo cuore stava per esplodere dalla gioia. Il tuo demone, “la solitudine”, si è preso un bello spauracchio vedendo la forza con sui hai reagito, e credo che almeno per un po’ se ne starà zitto e buono a contemplare lo spettacolo che stai realizzando.

Perchè la tua vita è uno SPETTACOLO.

C’è ancora una cosa su cui davvero devi lavorare moltissimo: sei sempre, e troppo, proiettata al futuro. Vivi un po’ di più il presente, goditi i risultati, usa davvero tutti i 5 sensi per fare tua ogni emozione.

Per questo non farò nessun excursus sul futuro, su dove ti vedo, sulla strada che ci aspetta o sugli eventuali ostacoli da superare, perchè tanto a questo ci pensi anche troppo.

Per oggi voglio dirti FERMATI e guardati indietro:

stai diventando grande, ma lo stai diventando da GRANDE.

Sei una forza della natura piccola mia, ti voglio bene.

Pubblicato in: RIFLESSIONI DI VITA

EMOZIONI

SONO UNA PERSONA CHE SI INNAMORA FACILMENTE

Ho provato a farci anche qualcosa. Ma niente.

Sono una persona piena di entusiasmo, per le cose, le sfide, le persone, i risultati, la bellezza dentro.

Mi affascinano i dettagli. Mi emozionano le vibrazioni che ai più sfuggono, vedo tutto più in grande, i colori più vivi, la luce più accesa.

Mi succede ogni giorno al lavoro, sono eccitata dalle storie complesse, come se potessi vedere il film della vita dei miei pazienti, mi siedo comoda e ascolto, immersa nei loro racconti come per cercare l’inghippo, il colpevole, qualcosa lasciato indietro, un segnale che nessuno fino ad allora ha colto.

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Mi succede quando osservo le persone al bar, in fila al supermercato, in banca, in ospedale, in treno, alla fermata dell’autobus.. immagino i loro pensieri, la loro storia e cerco di capire il loro stato d’animo.

Mi innamoro delle menti brillanti. Quando qualcuno mi parla di un suo obbiettivo, di un suo sogno, io già mi proietto lì, al finale, e lo vedo realizzato, lo sento sulla pelle, e non riesco a non sembrare una pazza, estremamente convinta che ce la farà.

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Mi innamoro di una canzone che risuona con il battito del mio cuore, e posso riascoltarla all’infinito. Lascio che il mio corpo si muova a tempo e adoro alzare il volume, come se le onde sonore potessero penetrarmi e far ballare ogni cellula che mi compone.

Sono entusiasta delle mie idee. A volte parto così tanto in quinta, che a metà del percorso mi rendo conto che forse non ci ho ragionato abbastanza. E spesso ormai ci sono dentro, così decido di dare il mio massimo, che andrà tutto alla grande.

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Amo le emozioni positive.

Quando arrivano le divoro, le ingrandisco, amplio i suoni, i colori, i profumi, l’intensità. Le ancoro per poterle rivivere, ma come succede per ogni attimo di pura gioia, svaniscono poco dopo.

C’è il rovescio della medaglia.

È come se le mie emozioni si potessero disegnare in un diagramma: ci sarebbero picchi verso l’alto e picchi verso il basso, con linee in mezzo vertiginose. Come  l’elettrocardiogramma.

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Sono capace di passare da un momento di euforia contagiosa a uno di tristezza acuta, nel tempo di un battito di ciglia. Di questo mi sono resa conto verso i 18 anni, e da allora ne ho combinati di casini, perchè prendevo decisioni anche importanti in sella alle montagne russe. Ed essendo piuttosto impulsiva, non ci pensavo due volte.

Negli ultimi 4-5 anni ho fatto un lavoraccio per sistemare questa cosa! Per i primi 2 anni ho cercato di non provare più emozioni, mi sembrava uno soluzione più che logica. Il risultato? Mi sono trasformata in un robot grigio, spento, perennemente deluso dalla vita.

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Per altri due anni lavorai sulle aspettative, additandole come capro espiatorio. Così ho smesso di avere delle aspettative, rispetto alle cose, alle persone, al futuro, a  me stessa. Per un po’ sembrava funzionare: la delusione non mi sfiorava, ero sempre pronta a non aspettarmi nulla. Ma ho smesso di aspettarmi le cose belle dalla vita, non credevo più nell’amore, non aveva senso viversi la gioia tanto “è passeggera”, e vivendo con un filtro color seppia. Avevo smesso di sognare.

Fortunatamente nel’ultimo anno ho capito che le emozioni “negative” esistono e giungono sempre con un significato profondo. Arrivano per dirti qualcosa, per aiutarti a crescere. Non serve a nulla negarle, o sminuirle! Serve accoglierle, accettarle e comprenderne la lezione. Solo così non lasceranno una ferita, ma porteranno una nuova consapevolezza. Che se per qualcuno potrebbe rappresentare un’arma per potersi difendere in futuro, per me rappresenta una piuma in più, che renderà più forte le tue ali, per la libertà e la leggerezza.

E le emozioni belle?

Quelle ho deciso di vivermele. Senza paracadute.

Ho capito che hanno una loro durata e che non posso pretendere che siano presenti sempre, che permangano a lungo con l’intensità iniziale, ma quando arrivano bisogna respirarle a fondo. E sono linfa vitale e curativa.

Le emozioni sono ciò che ci fa sentire vivi.

E siccome di vita, per quello che ne sono ora, ne ho una soltanto, so che voglio viverla al massimo.

E voglio essere felice.

Se devo andarci piano lascio perdere: non ho mai visto nessuno essere felice trattenendosi.

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Pubblicato in: EVENTI E CORSI, NUTRIZIONE, RIFLESSIONI DI VITA

Perchè le diete non funzionano?

Ma soprattutto, perché spesso di fanno delle diete, sacrifici e rinunce, e di solito i primi risultati si vedono, e ci illudono che andrà alla grande, ma poi qualcosa va storto?

Dopo un po’, a volte per pigrizia, molto più spesso arriva una festa comandata, il mese pieno di compleanni, o quella giornata “no” e la voglia di qualcosa di buono.. o magari c’è il collega che porta le pastine al lavoro, e hai il vassoio lì davanti al naso che sussurra il tuo nome… e niente, si CEDE, ci si concede uno SGARRO, che diventa l’inizio della fine.

E da lì è tutta una conseguenza:

“Massì, per stavolta, non sarà questo a rovinare il risultato!”

“Ok, stasera mi concedo questa cosa, ma da DOMANI, mi rimetto seria!”

“Eh vabbè, senti, la vita è una e va vissuta, questo è un piacere e tanti saluti!”

“Ecco, adesso è andata, tanto lo sapevo, sono sempre la solita, cosa mi potevo aspettare di diverso! IO SONO FATTA COSì, non sono costante, dopo un po’ mollo!”

“Ormai, meglio se smetto di provarci. Tanto comunque non devo piacere a nessuno.”

“Pazienza, è anche ora che inizio ad accettarmi per come sono, e se non vado bene agli altri è un problema loro.”

Ma se a stare male nel tuo corpo sei tu, allora è un problema tuo. Se a non avere un rapporto sano con il cibo sei tu, allora è un problema tuo. Se il tuo umore è influenzato dalla tua paura del giudizio degli altri e ti vivi male ogni situazione sociale, allora è un problema tuo.

E così non importa se la dieta era quella giusta, se il professionista era bravo o meno, se hai pagato tanto o poco, se l’hai fatto per indossare il costume questa estate o per le foto al matrimonio, finisce sempre allo stesso modo.

Che quello che rimane è un senso di FRUSTRAZIONE enorme, che ricade sempre e solo su di te.

UNA DIETA CHE FUNZIONA ESISTE PER DAVVERO, ma non è la dieta di per sé a funzionare, quanto il tuo atteggiamento verso la dieta.

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Se ormai hai collegato la parola “dieta” a qualcosa di negativo, il tuo cervello farà di tutto per evitarti di ricominciarne una nuova, cercando in ogni piccola scusa un motivo per mollare. Oppure se sei convinto che “tanto va a finire come le altre volte”, il tuo cervello farà di tutto per confermare questa regola e darti ragione. Non devi viverla come un’imposizione, qualcosa deciso da qualcun’altro, dove la parola d’ordine è RINUNCIA, ai piaceri della vita, spesso a favore di qualcosa che di piacevole non ha assolutamente nulla. Se la vivi come una parentesi della tua vita che non vedi l’ora che finisca, il tuo cervello farà in modo che finisca il prima possibile, non importa l’esito finale.

Quindi:  UNA DIETA FUNZIONA SE SENTI CHE È UN PERCORSO PER MIGLIORARE TE STESSO

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Ti sei chiesto veramente qual è il tuo OBBIETTIVO? Cosa vuoi ottenere? Un risultato estetico, un numero, un miglioramento generale della salute, entrare in un vecchio jeans, sentirti più energica e attiva, o avere uno stile di vita sano e mantenerlo nel tempo? Trova la tua risposta. E poi chiediti: Perchè lo vuoi ottenere? A che cosa è collegato? Eh lo so, qui bisogna andare un po’ in profondità, vi verrà da rispondere le cose più “ovvie”: voglio stare bene con me stessa, avere più autostima, essere felice. Risposte che non dicono niente. C’è una risposta UNICA, fragile, sincera, che spesso fa emozionare, che tocca le corde più sensibili, che ha il volto di qualche familiare o che ti porta indietro nel tempo. Spesso è difficile ammetterlo a se stessi, figuriamoci esprimerlo a voce alta! Quando la risposta ti smuove qualcosa dentro, chiediti quanto è importante per te su una scala da 0 a 10. E solo se la risposta è 10, la dieta funzionerà.

Quindi: UNA DIETA FUNZIONA SE HAI CAPITO VERAMENTE COSA VUOI

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Nella maggior parte dei casi ti senti COSTRETTO a fare attività fisica, perchè “bisogna”, e serve “FORZA DI VOLONTÁ”, perchè è dura quando il divano ti chiama. Ti senti di dover dire di no agli amici che ti chiedono di uscire, sei quello che mangia diverso durante una cena. E ti racconti che è una rinuncia che vale la pena fare. Lo fai per ottenere un risultato che ti renderà sicuramente felice, ma nel mentre la strada è lastricata di tristezza e le trappole sono dietro l’angolo, quindi ansia, paura e sensi di colpa sono i tuoi compagni di viaggio. Rifuggi dalle occasioni di tentazione, e cucini cose diverse per te rispetto al resto della famiglia, dovendo così anche “perdere” tempo a fare tre pentole. E pima o poi ti sentirai estremamente stanco, E infelice.

Quindi: UNA DIETA FUNZIONA SE MENTRE LA FAI SEI FELICE.

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Sì, credimi, è possibile!

Fatte queste premesse, il vero Nutrizionista di te stesso puoi essere solo tu, perchè non può esistere una regola uguale per tutti, perchè ognuno ha la sua vita, i suoi impegni, le sue passioni, il suo lavoro e il suo tempo libero.

Puoi senza dubbio imparare a “mangiare bene”, quindi a combinare bene i cibi tra loro, a scegliere l’alimentazione più adatta a te e alle tue esigenze, ad abbinarci l’attività fisica giusta per te e il tuo obiettivo, ma che sia anche “ecologica” con la tua vita e gli impegni, di lavoro e familiari. Puoi imparare quali sono i meccanismi biochimici e fisiologici che controllano il metabolismo, che possono essere grandi alleati o bastoni fra le ruote. E infine, la cosa che di sicuro non trovi scritta nei libri e che nessuno finora ti ha insegnato, puoi e devi imparare ad avere un rapporto sano con il cibo, che significa amarlo, ma anche riconoscere quando è semplicemente energia per il corpo, e godersi ogni piacere quando invece c’è da festeggiare, senza sentirti in colpa. Potrai imparare a riconoscere le emozioni che il cibo ti provoca e a diventarne padrone, e non a sentirti in balia delle decisioni che partono dalla pancia, o dal cuore.

biscotti su e giù

Il cibo è fondamentale per vivere, devi mangiare per almeno 3 volte al giorno, con tutti i suoi pro e i suoi contro, e tutte le emozioni che suscita in te. È meglio imparare a conviverci, perchè se la vivi come una lotta, a perdere sarai sempre tu. Se invece smetti di vivere il cibo come un nemico, e crei una relazione di serenità, non ci saranno vinti o vincitori, ma ci sarà benessere e amore per te stesso.

Vieni alla serata _ LA DIETA CHE FUNZIONA_ per scoprire di più, e chiedi informazioni per il corso _CIBO-CORPO-EMOZIONI_ dove imparerai finalmente a rapportarti con il cibo in un modo totalmente nuovo, sano e soprattutto utile per raggiungere i tuoi obbiettivi estetici, e il Volerti Bene davvero!