Pubblicato in: CHI SONO, RIFLESSIONI DI VITA

Oggi ti parlo di AMORE

Ho sempre pensato di non poter parlare d’amore, o scrivere, o dare consigli.

Perchè mi sembrava di non averne il diritto, visto che io, “in amore sono una frana” .

Lo dico, l’ho detto un sacco di volte, forse anche per proteggermi da chi eventualmente si aspettava grandi cose da me. IN AMORE SONO UNA FRANA.

Ma la verità è che essere una frana significa letteralmente cadere. Dal dizionario: “FRANA: Movimento o caduta di una massa di roccia o di terreno sotto l’azione della forza di gravità”. Beh, una roccia mi ci sono sempre sentita, e se scambiamo la gravità con amore, allora io ci cado eccome sotto la forza dell’amore.

Mi hanno designato come una che non crede all’amore. E sono finita per crederci, che non ci credevo. E invece no, mi sa che ci credo eccome. Perchè se uno non ci crede, nemmeno si mette in gioco, nemmeno lo sfiora la forza dell’amore, e non ci sono cadute, nè danni nè ferite.

Mentre io mi ci lascio influenzare eccome da questa forza, e caspita se ci sono le cadute. E i danni, e le ferite. Mi pare una via più facile, quella di non crederci proprio. Non ci credi, non ci speri, non ci provi. Non cadi, non ti sbucci le ginocchia e non stai male.

Ma figurati se io sono una che non si butta!!! Anzi, al contrario, sono quella che il passaggio con le rotelle l’ho saltato a piè pari e le ginocchiere erano solo un ingombro. Sono quella che si butta senza nemmeno averlo il paracadute, quella che all’idea di stare un’ora nella stessa posizione si sente in gabbia o quella che il lettino in spiaggia non lo prende perchè tanto è sempre in giro a camminare.

Sono quella che si butta, in ogni cosa, specie se è nuova, specie se è adrenalinica, specie se c’è il rischio di farsi male. Specie se il rischio di farsi bene è ancora più grande.

E la verità è proprio questa: io mi ci butto eccome in amore.

Mi ci butto e prendo il volo. E ho un’amica che chiamo “il mio pesetto”, perchè io partirei verso cieli infiniti, ma quando cado cado dall’alto e fa male.
Quindi lei, ogni volta che io parto per la tangente, cerca in qualche modo di tirarmi giù prima che sia troppo tardi, ma più che essere un pesetto per me, ha adottato la tecnica dell’aquilone: mi tiene per una cordicella, e me ne da quanta ne voglio per lasciarmi volare in alto.. e poi quando cado sa come venirmi a recuperare.

Mannaggia a questi venti che mi fanno cadere.
E oggi, dopo l’ennesima caduta, dopo aver pensato per un istante che forse non vale più la pena buttarsi, mi sono subito rimproverata, ridendo tra me e me, dicendomi che tanto mi ci butterò di nuovo, credendoci più di prima. Ecco, quindi in amore sono una che ci crede, ci crede dopo ogni frana, ci crede ancora nonostante le frane.

Quindi forse non ti posso parlare della storia giusta, della persona perfetta, di come costruire e mantenere un rapporto d’amore perfetto, ma ti posso raccontare di come rialzarti dopo ogni caduta. Di come tornare a crederci più di prima, con quella fiducia nelle cose e nell’universo che mi caratterizza, che infondo non cambierei per nulla al mondo, per nessun carattere più responsabile e cauto.

SONO SENZA DOSATORE, ecco qual è il problema.

Come l’olio, quando tu ti aspetti che ci sia il dosatore, e vai giù tranquillo pensando che ne uscirà solo un rigolo, e invece escono le cascate del Niagara.

Ecco, non ho il dosatore. E il mio amore fluisce in modo incontenibile, nonostante i miei sforzi, il braccio che trema, e qualcuno che ti ricorda di andarci piano, sennò succede come tutte le altre volte.

Ma niente, puntualmente va come tutte le altre volte. E forse, va bene così.

Perchè sono così in tutte le cose. Sono così nel lavoro, sono così nelle nuove esperienze, sono così nelle amicizie e sono così nella vita.

In amore sono un dispenser senza dosatore.

E va bene così, perchè quello che ricevo indietro è qualcosa di altrettanto illimitato… è amore dai miei pazienti, è amore dai miei amici, dai familiari, da me stessa, dalla terra e da ogni essere vivente. Sento l’amore fluire e sento che quando mi sembra che mi manchi, subito arriva qualcosa o qualcuno a ricaricare il dispenser… a volte mi basta guardare il sole e mi sento amata. Ed è una cosa bellissima.

Mi è stato chiesto se sono innamorata. Ho risposto sì, ho risposto no, ho risposto “magari”.

Io sono innamorata, della vita, del mio lavoro, del corpo umano, della mente umana, della natura, dei sogni, di ogni persona meravigliosa che entra a far parte della mia vita e di ogni persona che cerca di fare ed essere il meglio di sè ogni giorno.

Ho anche voglia di innamorarmi di una persona che non abbia paura di ricevere troppo amore, perchè ne sa dare altrettanto.

Voglio smettere di essere una frana, perchè vorrei smettere di cadere. Ma non smetterò di buttarmi, anche se c’è il rischio di cadere.. perchè se anche c’è una piccola possibilità di essere immensamente felice, allora ne vale sicuramente la pena.

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FORSE QUEL PESO NON VUOI PERDERLO

Probabilmente questo discorso ti darà fastidio.

Ed è un bene se ti da fastidio, perchè significa che ti fa bene. Un po’ come quando tua madre ti metteva l’acqua ossigenata sulla ferita, diceva che se ti brucia significa che ti farà guarire.

Per perdere peso devi essere pronto a lasciarlo andare.

Massì, lo dice la parola stessa: perdere peso.

Non sei mai disposto a perdere qualcosa a cui sei molto legato. Pensaci: le cose che perdi perchè hai la testa per aria, sono cose che infondo  puoi anche perdere. Oppure le cerchi come un pazzo, finchè non le ritrovi. E poi ci sono cose che non sai più dove sono, che fine hanno fatto.. e va bene così, perchè infondo non ti interessano più.

Non puoi perdere peso se a quel peso ci tieni troppo.

Magari è ciò che ormai ti definisce, hai passato tutta la tua esistenza ad essere quella in sovrappeso, o a litigare con te stesso, o a piangerti addosso perchè sei quello che a causa del peso non può realizzare i suoi sogni.

Cosa succederebbe se ad un certo punto non avessi più quel grasso in eccesso che ti definisce? Chi saresti allora? Se non potessi più fare la vittima per la crudeltà del mondo contro di te e dovessi infine rimboccarti le maniche per ottenere veramente ciò che vuoi?

Sì lo so, sembra un discorso bastardo ed insensibile, ma non è questo che voglio trasmettere. Anzi: è proprio come quella ferita che deve essere disinfettata per guarire.

Guardati allo specchio e chiediti cosa succederebbe se all’improvviso non avessi più questo problema. Di che cosa avrei paura allora?

Se adesso il tuo problema è legato al peso, e ti affanni per risolvere questo, e tutta la tua energia è rivolta a questo.. se domani ti svegliassi e fossi esattamente come sogni di essere, quale altro reale problema della tua vita dovresti affrontare?

La solitudine?

L’insoddisfazione?

La paura?

Non sto dicendo che non devi perdere peso, o che devi smettere di provarci e di lottare per questo tuo obiettivo.. anzi. Ti esorto a chiederti se sei pronto a lasciare andare veramente questi chili. Se sei pronto a dare loro meno importanza di quello che hanno, perchè ci sono cose più importanti che ti aspettano. Se sei pronto a lasciarti alle spalle ciò che fino ad ora ti ha definito, e ti ha offuscato dall’affrontare il reale problema.

Sei realmente pronto a lasciar andare quei chili in eccesso, e lavorare sul reale problema?

Perchè se non lo sei, quei chili li puoi anche perdere.. ma come un pazzo li cercherai finchè non li ritrovi.

Rischieresti di sentirti “nudo” e senza protezione, se questo peso ad oggi ti sta proteggendo dal mondo esterno. O magari l’hai ripetuto così tante volte che “se avessi più stima di me” lascerei mio marito o mia moglie, lascerei questo lavoro o questa vita.. e cosa succede se poi dimagrisci davvero?

O ancora.. e se non cambiasse nulla? Tipo che sei convinto di non trovare l’amore della tua vita per via del peso, o della bassa autostima, ma anche una volta raggiunto il peso ideale, tu non avessi quell’autostima che ti hanno promesso? O peggio ancora, l’autostima ti viene, ma l’amore non arriva comunque.

Non voglio spaventarti, ma al contrario, voglio evitare che continui ad auto-sabotarti, per poi “accusarti” di essere un fallito.

Se sei pronto a perdere questo peso, se senti di non avere più bisogno (o voglia) di questo strato protettivo, e se non vuoi solo un aspetto esteriore diverso, ma vuoi essere una persona diversa, più felice.. allora il percorso che ti serve non ha a che fare solo con il cibo, i grammi o le calorie, ma passa attraverso una crescita personale più profonda.

Sì, la strada è un po’ più lunga, ma è senza dubbio più entusiasmante.

Come un viaggio che invece di un week end dura un mese intero. Un viaggio dal quale torni diverso, arricchito dentro e più leggero fuori.

Un viaggio dove amerai perdere ciò che non ti piace, perchè lascerà il posto a quello che avrai ritrovato:

TE STESSO.

fiore tra le pietre

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INVOLUTA

A 13 anni la mia prof di italiano ha criticato il mio modo di scrivere.

Hai una sintassi troppo involuta!”.

Ricordo di averla guardata stupita e un po’ incredula perchè io ero la secchiona della classe, quella amata da tutti i prof, nessuno mi aveva mai dato un commento negativo.

Involuta.

Ci pensai un po’ su.. mentre lei parlava io smisi di sentire, come se quella parola avesse reso tutti i suoni attorno a me come sottovuoto, come si sentono le voci quando hai le orecchie sotto acqua.

Involuta.

Una volta a casa cercai la spiegazione del termine nel dizionario: pressapoco significava “troppo complessa, troppo contorta”.

Mentre leggevo quelle paroline scritte in piccolo, che così in piccolo solo nel dizionario è ammesso scrivere, mi riaffiorava alla mente il discorso della Prof.

“Ti si stanca a leggere, inizi troppe frasi, perdi il filo del discorso, devi andare a cercare il soggetto del verbo 5 righe sopra!”

Forse fu proprio quello il momento in cui interiorizzai, forse in modo esagerato, che quello che era complesso, contorto e stancante ero IO.

Involuta.

In-voluta.

Ma la mia sintassi era tutt’altro che involuta!!! La volevo eccome, la volevo così com’era, perchè quella ero io, perchè era così che si formulavano i pensieri nella mia testa.

E se non andavano bene come erano scritti, non avrei saputo come altro scriverli! Quindi se la mia sintassi era involuta, forse lo ero anch’io.

E iniziai a chiedermi cosa avrei potuto fare..

Lo chiesi alla Prof, che mi rispose con aria super soddisfatta: “Soggetto-verbo-complemento. Frasi più brevi, metti molti più punti, concetti concisi, chiari, ordine e pulizia!”

E così ci ho provato. Da quel giorno ho costretto la mia mente a formulare pensieri più lineari, più leggeri, più semplici. E ho smesso di scrivere, se non a comando, dove ne uscivano temi che piacevano più alla Prof che a me. Dove scrivevo un decimo di quello che pensavo, e per loro era abbastanza. Per me no.

di spalle a capri

E così con il passare degli anni mi sono accontentata di mostrare solo una piccola parte di me, per paura di essere troppo e risultare pesante.

Ma pian piano la mia mente invece cresceva e si riempiva di cose, di idee, di sogni, di parole per descrivere emozioni, riflessioni, ragionamenti. Mi sono ritrovata persa nei miei pensieri più volte, per così dire “in mia compagnia”, estraniandomi da quello che succedeva fuori.

Sono cambiate molte cose da quando avevo 13 anni.. tuttavia in questi anni con pochissime persone mi sono davvero aperta, altrimenti mi sono accontentata di stare zitta per la maggior parte del tempo e annuire.

Poi ho iniziato ad incontrare persone entusiaste della vita, che mi sembravano abbastanza pronte ad affrontare l’impeto Veronica, il fiume in piena di parole che morivo dalla voglia di far uscire.. e loro sembravano non stancarsi mai, erano sempre pronte ad ascoltarmi.

In un giorno di Luglio 2016 ho confessato ad una persona speciale la mia paura di restare da sola per sempre. Perchè avevo paura di essere troppo, mi sentivo un uragano ma di quelli che distrugge, che nessuno vuole.

Mi sentivo come una valigia pesante.

E questa persona davvero speciale mi rispose così:

“Tu quando vai in vacanza e hai voglia di portarti via tante cose, sei ben disposta a portare una valigia pesante. Chi vuole molte cose , non ha paura di sopportarne il peso, ma anzi: adora ogni cosa dentro a quella valigia, e il suo peso non è un difetto, ma al contrario un pregio!”

E allora capii, e interiorizzai, ma per fortuna più a fondo stavolta: mi ero lasciata giudicare da qualcuno di esterno, che aveva solo espresso un giudizio sulla mia scrittura, non su di me.. che si era fermato magari all’esterno, senza andare oltre e chiedersi da dove venisse quella sintassi complessa… e che forse non aveva compreso realmente chi ero.

Ho trasformato un giudizio, che era ed è stato estremamente costruttivo, in una critica alla mia persona, e mi sono auto-imposta un’etichetta pesantissima, che ha pesato molto più di quanto mi sia resa conto negli anni.

E mi ero confrontata con le persone sbagliate, con le quali io mi sentivo diversa.

Ma chi ci aveva perso ero io, io soltanto.

Quindi fai attenzione alle parole delle persone, ma soprattutto fai attenzione al significato che tu attribuisci a quelle parole!!!

Non devi mai lasciarti giudicare dagli altri, dalle loro parole, dai loro sguardi.. perchè sono giudicanti certo, ma secondo il loro modo di vivere, di vedere le cose, che non è nè giusto nè sbagliato, ma è diverso dal tuo. E va bene così.

Non sei tu sbagliato, ma sei tu che stai sbagliando se ti confronti a chi non ti può capire.

Circondati di persone che ti accettano come sei,

che ti amano per come sei,

che non sei troppo per loro …

.. ma anzi, che di te non ne hanno mai abbastanza!!!

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CARA VERONICA

Cara Veronica,

che dici, facciamo un po’ di resoconto?

Quota 28.

Ventotto, suona proprio bene. Sei ancora con quel 2 davanti che ti fa sentire giovane, ma giovane nella fase giusta, quella in cui hai uno stipendio e non devi stare alle regole dei tuoi. Ma non sono ancora 29, che diventa un countdown per i 30, che se comunque per molti sono un’età super giovane, noi donne lo sentiamo proprio il gradino dei 30, inutile nasconderlo.

È anche un’età in cui le persone cominciano a darti credito, a fidarsi. Se la stessa identica cosa la dici a 25-26 anni ti guardano storto. Adesso sembra che hai un po’ più di esperienza. Che per carità, in parte è vero, ma in parte certe cose se le hai imparate a 25 anni, a 28 sei solo diventato più bravo a ripeterle. Allo stesso tempo è un’età in cui se hai un progetto super ambizioso ti senti piuttosto tranquillo perchè “hai tutta la vita davanti”, e se fai qualcosa di grande, la gente pensa “cavoli è comunque giovanissima”.

Una bella età insomma, direi che potremo fermarci qui, blocchiamo i compleanni!!!

Cara Veronica, posso dirti una cosa?

SONO STRA FIERA DI TE.

A 20 anni ti immaginavi a 28 con tutta un’altra situazione. Probabilmente sposata, probabilmente con un figlio in cantiere. A 23 ti è crollata la terra sotto ai piedi, o meglio ancora, ti sei lanciata da un treno in corsa che aveva una direzione che ti stava stretta. E per i successi 2 anni e mezzo hai raccolto i cocci, hai sostituito i pezzi, hai cambiato colore, dentro e fuori. Hai cercato la tua identità con quella fame di vivere che ti ha sempre rappresentato, ma allo stesso tempo per trovare i tuoi nuovi confini hai dovuto talvolta superarli, andando oltre alla barriera del suono, proprio per il bisogno di – sentirti- di nuovo.

E ha fatto male.

E ti sei PERSA, eccome se ti sei persa.

“Bisogna perdersi per ritrovarsi”

Sei stata un’altalena, tra picchi di gioia e picchi di tristezza, hai toccato il fondo e poco dopo il cielo con un dito. Una lavatrice di emozioni. Dentro, avevi il caos di una casa appena derubata.

Ma non ti sei data per vinta, e se l’hai fatto, è durato per qualche giorno. Poi, come ti ha insegnato la tua famiglia, ci si rimbocca le maniche e si parte da qualcosa.

E tu hai proprio deciso di PARTIRE.

A 26 anni avevi bisogno di camminare da sola, con le tue gambe, senza appoggiarti a nessuno. Potendo contare solo tu stessa, e quindi su quel casino che eri. Avevi bisogno di ritrovare l’amore e la fiducia per il tuo corpo. Di provare esperienze nuove, che ti facessero uscire dalla tua zona di confort. Sì, perchè anche se te l’eri costruita tu quella nuova vita, comunque avevi la netta sensazione di soffocare. Come se ancora una volta stessi recitando una parte, più preoccupata a piacere agli altri che a te stessa. Avevi bisogno di imparare a mettere poche cose nello zaino, a rinunciare a quelle cose che ti facevano sentire aggrappata ad una sicurezza effimera, a scoprire e realizzare cosa c’era di veramente ESSENZIALE, cosa di te era vitale.

Dopo il Cammino di Santiago sei tornata alienata.

ALIENATA è proprio la parola giusta. Ti sentivi un alieno in casa tua. Un alieno nella tua famiglia, tra gli amici, al lavoro, nei tuoi stessi vecchi vestiti. In quel primo periodo hai solo voglia di urlare e credi di star vivendo un brutto sogno, preghi di risvegliarti e trovarti di nuovo in mezzo ai campi di grano a respirare gratitudine. E poi impari ad adattarti. A stare ad alcune convenzioni sociali, per comodità, a non dire cosa pensi sul serio, per praticità. Ma intanto ti crei un angolo “santiago”, fuori e dentro di te, dove torni di tanto in tanto a ricordarti CHI SEI per davvero.

Da lì la tua mente esplose. Le idee nascevano come le fotografie nelle camere oscure: di notte le pensavi, di giorno prendevano forma. In un anno hai fatto cose che ogni essere umano impiegherebbe almeno 3 anni. Ti sei nutrita di corsi di crescita personale e professionale, ti sei messa in gioco in tutto e per tutto. Sei andata avanti a pane ed esperienze, vivendo il lavoro come missione per far star bene le persone, assaporando ogni storia, godendo di ogni sorriso. Hai iniziato a fare un lavoro diverso, e la gente se ne è accorta. Ha iniziato a dire che veniva da te perchè aveva sentito dire che tu eri “altro”. Altro da quello che c’era in giro, e forse una definizione ancora non l’hai trovata.

ALTRO mi piace moltissimo.

A 27 anni un nuovo crollo. Chi sono, cosa voglio, dove voglio arrivare. Grandi domande che non trovavano più quella risposta frizzante che ti eri abituata a dare. Perchè hai conosciuto il tuo demone, il più grande, quello che c’era, e c’è sempre stato, e che se ne stava pronto in attesa di attaccare, quando ti avrebbe visto finalmente un po’ più serena. Perchè tanto prima c’era così tanta confusione, che non sarebbe stato neanche bello alzare un po’ di polvere!

Ti sei sentita infinitamente SOLA.

E non sapevi che fartene di tutta quella soddisfazione lavorativa, se non avevi una persona speciale con cui condividere la tua gioia. E, maledetta te che ascolti gli altri in queste cose, ti sei iniziata a convincere che tutta quella solitudine arrivava dal troppo lavoro. Dalla frenesia di migliorarti sempre, dalla tua insaziabile voglia di crescere a livello professionale. “Non hai mai tempo per te!” ti dicevano, e avevano ragione in questo. Ma non avevano ragione sul fatto che questo fosse il motivo per cui non riuscivi ad incontrare la persona giusta.

Le convinzioni sono malefiche perchè sono mezze verità: sta qui la fregatura. La prima parte è sempre vera, la seconda invece, è frutto del pensiero di qualcun altro, di solito di qualcuno a te molto caro. E tu ci credi, e ti convinci che devi rallentare, che devi mollare la presa, e mettere un attimo in stand by i tuoi progetti. E li metti in un cassetto, che ti imponi di non aprire. E pian pianino ti spegni, smetti di brillare, smetti di amare il tuo lavoro e di fare le cose con passione. Smetti di chiederti cosa fa davvero bene a te, per adeguarti a quello che secondo la gente ti farebbe bene. Ma la verità è che tu stai sempre peggio, e come un cane che si morde la coda, di certo non attiri a te questa benedetta persona giusta!

Poi per fortuna, hai capito che eri infelice, e sei tornata a fare un po’ le cose a modo tuo. Hai riaperto il cassetto timorosa, ripreso in mano le tue carte, i tuoi scritti, i tuoi disegni. E come un bimbo dopo che è stato graffiato dal suo micetto, ti sei avvicinata con la paura che i tuoi sogni potessero distruggerti.

E ci sei andata piano.

Ma io non ho mai visto nessuno essere tremendamente felice andandoci piano.

A Marzo di quest’anno qualcuno con estrema prepotenza ti ha costretto a SOGNARE, ma in un modo che forse non avevi mai avuto il coraggio di fare. Un modo che non pensavi possibile, un modo che ancora al solo pensiero ti manda una scarica di energia. E ti fa scendere una lacrima, di gioia.

E hai capito, e ti sei vista, e hai realizzato.

Dicono che si nasce due volte: la prima che festeggi nel giorno del tuo compleanno, e la seconda, quando capisci PERCHÈ sei nato.

Direi che sceglierei come data simbolica il 15 marzo 2019.

E come un bimbo appena nato, hai pianto fuori quel liquido soffocante dai tuoi polmoni.

E come un bimbo appena nato hai fame, hai voglia di imparare, sei avida di emozioni, sei pronta a cadere e a rialzarti, a metterci tutta te stessa, a NON RISPARMIARTI.

E come un bimbo appena nato, non hai paura, non hai ancora quelle brutte esperienze che poi creano schemi mentali, non hai alternative se non quella di continuare a provare, a fare, a crescere.

Cara Veronica, ne hai ancora di strada da fare. Ma per quanto riguarda il percorso fatto fino a qui, caspita tanta roba. È una gran fortuna capire il tuo perchè quando davanti all’età c’è ancora un 2. Ed è un piacere vedere quanta strada hai fatto, quanti passi davvero difficili hai compiuto, e ripensare a tutti quei momenti in cui il tuo cuore stava per esplodere dalla gioia. Il tuo demone, “la solitudine”, si è preso un bello spauracchio vedendo la forza con sui hai reagito, e credo che almeno per un po’ se ne starà zitto e buono a contemplare lo spettacolo che stai realizzando.

Perchè la tua vita è uno SPETTACOLO.

C’è ancora una cosa su cui davvero devi lavorare moltissimo: sei sempre, e troppo, proiettata al futuro. Vivi un po’ di più il presente, goditi i risultati, usa davvero tutti i 5 sensi per fare tua ogni emozione.

Per questo non farò nessun excursus sul futuro, su dove ti vedo, sulla strada che ci aspetta o sugli eventuali ostacoli da superare, perchè tanto a questo ci pensi anche troppo.

Per oggi voglio dirti FERMATI e guardati indietro:

stai diventando grande, ma lo stai diventando da GRANDE.

Sei una forza della natura piccola mia, ti voglio bene.

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EMOZIONI

SONO UNA PERSONA CHE SI INNAMORA FACILMENTE

Ho provato a farci anche qualcosa. Ma niente.

Sono una persona piena di entusiasmo, per le cose, le sfide, le persone, i risultati, la bellezza dentro.

Mi affascinano i dettagli. Mi emozionano le vibrazioni che ai più sfuggono, vedo tutto più in grande, i colori più vivi, la luce più accesa.

Mi succede ogni giorno al lavoro, sono eccitata dalle storie complesse, come se potessi vedere il film della vita dei miei pazienti, mi siedo comoda e ascolto, immersa nei loro racconti come per cercare l’inghippo, il colpevole, qualcosa lasciato indietro, un segnale che nessuno fino ad allora ha colto.

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Mi succede quando osservo le persone al bar, in fila al supermercato, in banca, in ospedale, in treno, alla fermata dell’autobus.. immagino i loro pensieri, la loro storia e cerco di capire il loro stato d’animo.

Mi innamoro delle menti brillanti. Quando qualcuno mi parla di un suo obbiettivo, di un suo sogno, io già mi proietto lì, al finale, e lo vedo realizzato, lo sento sulla pelle, e non riesco a non sembrare una pazza, estremamente convinta che ce la farà.

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Mi innamoro di una canzone che risuona con il battito del mio cuore, e posso riascoltarla all’infinito. Lascio che il mio corpo si muova a tempo e adoro alzare il volume, come se le onde sonore potessero penetrarmi e far ballare ogni cellula che mi compone.

Sono entusiasta delle mie idee. A volte parto così tanto in quinta, che a metà del percorso mi rendo conto che forse non ci ho ragionato abbastanza. E spesso ormai ci sono dentro, così decido di dare il mio massimo, che andrà tutto alla grande.

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Amo le emozioni positive.

Quando arrivano le divoro, le ingrandisco, amplio i suoni, i colori, i profumi, l’intensità. Le ancoro per poterle rivivere, ma come succede per ogni attimo di pura gioia, svaniscono poco dopo.

C’è il rovescio della medaglia.

È come se le mie emozioni si potessero disegnare in un diagramma: ci sarebbero picchi verso l’alto e picchi verso il basso, con linee in mezzo vertiginose. Come  l’elettrocardiogramma.

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Sono capace di passare da un momento di euforia contagiosa a uno di tristezza acuta, nel tempo di un battito di ciglia. Di questo mi sono resa conto verso i 18 anni, e da allora ne ho combinati di casini, perchè prendevo decisioni anche importanti in sella alle montagne russe. Ed essendo piuttosto impulsiva, non ci pensavo due volte.

Negli ultimi 4-5 anni ho fatto un lavoraccio per sistemare questa cosa! Per i primi 2 anni ho cercato di non provare più emozioni, mi sembrava uno soluzione più che logica. Il risultato? Mi sono trasformata in un robot grigio, spento, perennemente deluso dalla vita.

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Per altri due anni lavorai sulle aspettative, additandole come capro espiatorio. Così ho smesso di avere delle aspettative, rispetto alle cose, alle persone, al futuro, a  me stessa. Per un po’ sembrava funzionare: la delusione non mi sfiorava, ero sempre pronta a non aspettarmi nulla. Ma ho smesso di aspettarmi le cose belle dalla vita, non credevo più nell’amore, non aveva senso viversi la gioia tanto “è passeggera”, e vivendo con un filtro color seppia. Avevo smesso di sognare.

Fortunatamente nel’ultimo anno ho capito che le emozioni “negative” esistono e giungono sempre con un significato profondo. Arrivano per dirti qualcosa, per aiutarti a crescere. Non serve a nulla negarle, o sminuirle! Serve accoglierle, accettarle e comprenderne la lezione. Solo così non lasceranno una ferita, ma porteranno una nuova consapevolezza. Che se per qualcuno potrebbe rappresentare un’arma per potersi difendere in futuro, per me rappresenta una piuma in più, che renderà più forte le tue ali, per la libertà e la leggerezza.

E le emozioni belle?

Quelle ho deciso di vivermele. Senza paracadute.

Ho capito che hanno una loro durata e che non posso pretendere che siano presenti sempre, che permangano a lungo con l’intensità iniziale, ma quando arrivano bisogna respirarle a fondo. E sono linfa vitale e curativa.

Le emozioni sono ciò che ci fa sentire vivi.

E siccome di vita, per quello che ne sono ora, ne ho una soltanto, so che voglio viverla al massimo.

E voglio essere felice.

Se devo andarci piano lascio perdere: non ho mai visto nessuno essere felice trattenendosi.

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Perchè le diete non funzionano?

Ma soprattutto, perché spesso di fanno delle diete, sacrifici e rinunce, e di solito i primi risultati si vedono, e ci illudono che andrà alla grande, ma poi qualcosa va storto?

Dopo un po’, a volte per pigrizia, molto più spesso arriva una festa comandata, il mese pieno di compleanni, o quella giornata “no” e la voglia di qualcosa di buono.. o magari c’è il collega che porta le pastine al lavoro, e hai il vassoio lì davanti al naso che sussurra il tuo nome… e niente, si CEDE, ci si concede uno SGARRO, che diventa l’inizio della fine.

E da lì è tutta una conseguenza:

“Massì, per stavolta, non sarà questo a rovinare il risultato!”

“Ok, stasera mi concedo questa cosa, ma da DOMANI, mi rimetto seria!”

“Eh vabbè, senti, la vita è una e va vissuta, questo è un piacere e tanti saluti!”

“Ecco, adesso è andata, tanto lo sapevo, sono sempre la solita, cosa mi potevo aspettare di diverso! IO SONO FATTA COSì, non sono costante, dopo un po’ mollo!”

“Ormai, meglio se smetto di provarci. Tanto comunque non devo piacere a nessuno.”

“Pazienza, è anche ora che inizio ad accettarmi per come sono, e se non vado bene agli altri è un problema loro.”

Ma se a stare male nel tuo corpo sei tu, allora è un problema tuo. Se a non avere un rapporto sano con il cibo sei tu, allora è un problema tuo. Se il tuo umore è influenzato dalla tua paura del giudizio degli altri e ti vivi male ogni situazione sociale, allora è un problema tuo.

E così non importa se la dieta era quella giusta, se il professionista era bravo o meno, se hai pagato tanto o poco, se l’hai fatto per indossare il costume questa estate o per le foto al matrimonio, finisce sempre allo stesso modo.

Che quello che rimane è un senso di FRUSTRAZIONE enorme, che ricade sempre e solo su di te.

UNA DIETA CHE FUNZIONA ESISTE PER DAVVERO, ma non è la dieta di per sé a funzionare, quanto il tuo atteggiamento verso la dieta.

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Se ormai hai collegato la parola “dieta” a qualcosa di negativo, il tuo cervello farà di tutto per evitarti di ricominciarne una nuova, cercando in ogni piccola scusa un motivo per mollare. Oppure se sei convinto che “tanto va a finire come le altre volte”, il tuo cervello farà di tutto per confermare questa regola e darti ragione. Non devi viverla come un’imposizione, qualcosa deciso da qualcun’altro, dove la parola d’ordine è RINUNCIA, ai piaceri della vita, spesso a favore di qualcosa che di piacevole non ha assolutamente nulla. Se la vivi come una parentesi della tua vita che non vedi l’ora che finisca, il tuo cervello farà in modo che finisca il prima possibile, non importa l’esito finale.

Quindi:  UNA DIETA FUNZIONA SE SENTI CHE È UN PERCORSO PER MIGLIORARE TE STESSO

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Ti sei chiesto veramente qual è il tuo OBBIETTIVO? Cosa vuoi ottenere? Un risultato estetico, un numero, un miglioramento generale della salute, entrare in un vecchio jeans, sentirti più energica e attiva, o avere uno stile di vita sano e mantenerlo nel tempo? Trova la tua risposta. E poi chiediti: Perchè lo vuoi ottenere? A che cosa è collegato? Eh lo so, qui bisogna andare un po’ in profondità, vi verrà da rispondere le cose più “ovvie”: voglio stare bene con me stessa, avere più autostima, essere felice. Risposte che non dicono niente. C’è una risposta UNICA, fragile, sincera, che spesso fa emozionare, che tocca le corde più sensibili, che ha il volto di qualche familiare o che ti porta indietro nel tempo. Spesso è difficile ammetterlo a se stessi, figuriamoci esprimerlo a voce alta! Quando la risposta ti smuove qualcosa dentro, chiediti quanto è importante per te su una scala da 0 a 10. E solo se la risposta è 10, la dieta funzionerà.

Quindi: UNA DIETA FUNZIONA SE HAI CAPITO VERAMENTE COSA VUOI

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Nella maggior parte dei casi ti senti COSTRETTO a fare attività fisica, perchè “bisogna”, e serve “FORZA DI VOLONTÁ”, perchè è dura quando il divano ti chiama. Ti senti di dover dire di no agli amici che ti chiedono di uscire, sei quello che mangia diverso durante una cena. E ti racconti che è una rinuncia che vale la pena fare. Lo fai per ottenere un risultato che ti renderà sicuramente felice, ma nel mentre la strada è lastricata di tristezza e le trappole sono dietro l’angolo, quindi ansia, paura e sensi di colpa sono i tuoi compagni di viaggio. Rifuggi dalle occasioni di tentazione, e cucini cose diverse per te rispetto al resto della famiglia, dovendo così anche “perdere” tempo a fare tre pentole. E pima o poi ti sentirai estremamente stanco, E infelice.

Quindi: UNA DIETA FUNZIONA SE MENTRE LA FAI SEI FELICE.

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Sì, credimi, è possibile!

Fatte queste premesse, il vero Nutrizionista di te stesso puoi essere solo tu, perchè non può esistere una regola uguale per tutti, perchè ognuno ha la sua vita, i suoi impegni, le sue passioni, il suo lavoro e il suo tempo libero.

Puoi senza dubbio imparare a “mangiare bene”, quindi a combinare bene i cibi tra loro, a scegliere l’alimentazione più adatta a te e alle tue esigenze, ad abbinarci l’attività fisica giusta per te e il tuo obiettivo, ma che sia anche “ecologica” con la tua vita e gli impegni, di lavoro e familiari. Puoi imparare quali sono i meccanismi biochimici e fisiologici che controllano il metabolismo, che possono essere grandi alleati o bastoni fra le ruote. E infine, la cosa che di sicuro non trovi scritta nei libri e che nessuno finora ti ha insegnato, puoi e devi imparare ad avere un rapporto sano con il cibo, che significa amarlo, ma anche riconoscere quando è semplicemente energia per il corpo, e godersi ogni piacere quando invece c’è da festeggiare, senza sentirti in colpa. Potrai imparare a riconoscere le emozioni che il cibo ti provoca e a diventarne padrone, e non a sentirti in balia delle decisioni che partono dalla pancia, o dal cuore.

biscotti su e giù

Il cibo è fondamentale per vivere, devi mangiare per almeno 3 volte al giorno, con tutti i suoi pro e i suoi contro, e tutte le emozioni che suscita in te. È meglio imparare a conviverci, perchè se la vivi come una lotta, a perdere sarai sempre tu. Se invece smetti di vivere il cibo come un nemico, e crei una relazione di serenità, non ci saranno vinti o vincitori, ma ci sarà benessere e amore per te stesso.

Vieni alla serata _ LA DIETA CHE FUNZIONA_ per scoprire di più, e chiedi informazioni per il corso _CIBO-CORPO-EMOZIONI_ dove imparerai finalmente a rapportarti con il cibo in un modo totalmente nuovo, sano e soprattutto utile per raggiungere i tuoi obbiettivi estetici, e il Volerti Bene davvero!

 

Pubblicato in: RIFLESSIONI DI VITA

LA PRIGIONE DEL TEMPO INDETERMINATO

 

  • Di questi tempi è difficile trovare lavoro!”
  • “Bisogna accontentarsi, specialmente al giorno d’oggi, avere un lavoro a tempo indeterminato è una mano dal cielo!”
  • “Cosa ti lamenti? Tanto ovunque andrai troverai problemi, con i titolari, con i colleghi.”
  • “Mai lasciare la strada vecchia per quella nuova.”
  • “Sai quello che lasci ma non sai quello che trovi!”

Ed è così che una persona, magari giovane, all’inizio delle sue esperienze lavorative, si beve ogni giorno questa pozione che addormenta il suo istinto creativo, il suo ottimismo, il bisogno di realizzazione, la sua voglia di essere felice.

Si ripete queste frasi come un mantra, una preghiera di auto-convinzione che “sì, sta facendo la cosa giusta!”

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Va al lavoro ogni giorno, e sopporta orari ingestibili, sopporta di passare poco tempo con la famiglia, sopporta di dire di no alle uscite con gli amici perché “Non posso, devo lavorare!”.  Sopporta un capo che sfrutta i suoi dipendenti, sopporta dei colleghi che creano un clima di tensione e rivalità, sopporta di essere sminuito rispetto alle sue capacità.

Va al lavoro ogni giorno, e si avvelena lentamente l’anima, buttandole addosso così tanta fuliggine che per forza non si vede più la sua luce.

E l’anima decide che può pure smettere di brillare, non ne ha più le forze, non serve a nulla perché nessuno la vede. E si smette di pensare che si possa cambiare, che sia possibile essere felici.

E al cervello intanto viene ripetuto che “il lavoro rende liberi”: lavorare è onorevole, chi si lamenta è perché non ha voglia di lavorare. La televisione urla i numeri di quanti disoccupati ci siano in italia, dimostrandoti ancora una volta di quanto tu sia fortunato. E nel frattempo senti parlare di tutte le brutte esperienze dei tuoi amici, parenti e conoscenti di conoscenti, che ti confermano che “cambiando si può andare solo in peggio”.

Tanto vale stare lì!

Lì, NELLA TUA ZONA DI COMFORT, se proprio te la senti di chiamarlo “comfort”.

Stai lì, in quella prigione dove hai firmato un contratto sì,

UNA CONDANNA A MORTE DELLA TUA FELICITÁ.

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E se ci sei dentro a 25 anni, ci sarai sicuramente incastrato anche a 30, e poi a 35 e i 40 anni arriveranno in un attimo. E poi ci sarà anche l’alibi dell’età, “è troppo tardi per cambiare, a questa età non mi prende nessuno”, e si avvicineranno i 50, la casa da mantenere, un mutuo da pagare, i figli all’Università.

Perché bisogna studiare, per sperare di trovare un giorno “IL POSTO FISSO”.

E a 60 anni, forse 70, ti guarderai indietro e capirai che “un lavoro a tempo indeterminato”, se non ti rende felice, fa rima con ERGASTOLO.

C’è un tempo, molto più importante, che non è indeterminato.

IL TUO.

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Pubblicato in: ESERCIZIO FISICO, RIFLESSIONI DI VITA

LA PILLOLA BRUCIA GRASSI

Quante volte hai desiderato che entrasse in commercio una reale PILLOLA BRUCIA GRASSI?

Penso almeno una volta… al giorno!!!

Ed è per questo che molte società, e IMPRESE FUFFA, cercano di venderti a CARO PREZZO (ma d’altronde la combo pigrizia-ignoranza si paga) una pastiglia magica che –sempre scritto per legge- abbinata ad una dieta sana e all’attività fisica regolare, promette i MIRACOLI.

con alimentazione sana e attività fisica

Eh beh, GRAZIE!!!

Non ti sei mai chiesto se non sia la pillola a bruciare i grassi, ma l’attività fisica e la dieta che ci abbini?

Quello che BRUCIA davvero è BUTTARE VIA I SOLDI.

E allora ingoiata la pillola, e il boccone amaro del pensiero che avresti potuto comprarti un paio di scarpe nuove, stai anche attento all’alimentazione e magari ti iscrivi in palestra, così –fatto 30 faccio 31-.

E allora è proprio vero che è una pillola che brucia i grassi!!!

bicchiere d'acqua

Se fossi un vaso pieno d’acqua e ogni giorno mettessi in questo vaso 10 cc, e ne buttassi fuori ogni giorno 10 cc, allora il livello dell’acqua rimarrebbe sempre quello.

Morale: ingrassi quando introduci più energia di quanta ne consumi.

Dimagrisci quando consumi più energia di quanta ne introduci.

bilancio energetico

Elementare.

Bisogna chiarire bene cosa significa introdurre energia (non significa solo cosa mangio e in che quantità, significa anche quando, come, perché, in che stato d’animo, rispetto a cosa, con quali combinazioni alimentari, con quanta varietà, con che velocità.. ecc ecc) e cosa significa consumarla (c’è il METABOLISMO BASALE, legato al sesso, all’età, agli ormoni sessuali ma anche a quelli del sonno e dello stress, e legato alla tua muscolatura; c’è la Termogenesi Indotta dalla Dieta, ovvero “quanto consumi per digerire” che dipende dall’alimentazione e dalla varietà, e infine c’è l’attività fisica extra, rispetto a quello che è considerato “comune” per il tuo organismo. Che non è una regola fissa per tutti).

Ecco, l’attività fisica è uno dei modi, il più piacevole, il più economico, e sotto il tuo totale controllo, per consumare energia.

E allora quando mi dicono “ti prego, dammi qualcosa che mi faccia dimagrire” io rispondo: “ci ha già pensato madre natura: TI HA DATO UN CORPO,  e se sei tra i più fortunati, con due gambe e due braccia”.

Gratis.

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Pubblicato in: NUTRIZIONE, RIFLESSIONI DI VITA

SOS NATALE : prima – durante – dopo

Una delle domande più frequenti per il mese di Dicembre:

“Come mi comporto sotto Natale?”

E i miei pazienti mi guardano con gli occhioni trepidanti, come se attendessero quel CONSIGLIO magico, quella formula segreta che li farà rimanere in forma anche se si abbufferanno di Pandoro e crema Chantilly.

occhioni dolci

Come sempre, giusto per mettervi l’anima in pace, vi annuncio che non c’è nessuna formula magica.

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(Se però sei interessato a scoprire il rimedio per eccellenza, quello che funziona senza ombra di dubbio, fra un mesetto circa pubblicherò un articolo ad hoc).

Come ripeto sempre, non c’è una verità assoluta, ogni consiglio va cucito addosso alla persona, alla sua situazione, e non di meno, al suo obiettivo.

DIPENDE.

COSA VUOI?

  1. Dimagrire perché a Gennaio vai in Crociera?
  2. Non far saltare il bottone dei pantaloni a fine cena?
  3. Limitare i danni, che se metti su un chilo è un gran traguardo, rispetto alla media di + 3 kg degli scorsi Natali?

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Queste risposte poi vanno incrociate, a mo’ di matrice, con la tua “tipologia” di persona:

  1. Palestrato fissato o Fitness Addicted
  2. Dovrei perdere qualche chilo ma mi ci metto in primavera, o quando tutti gli astri si incroceranno e avrò un sacco di tempo libero per me, o quando avrò Saturno in transito.
  3. Punto da sempre sulla simpatia, ma ultimamente gli esami del sangue sono poco simpatici

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Infine, bisogna valutare il caso specifico: “GIORNO DI NATALE”, essendo un termine un po’ troppo vago. Sei del tipo:

  • “Noi si va al ristorante il 25 a pranzo, non compro Panettoni e i giorni in mezzo praticamente lavoro!”
  • Pranzi e cene dal 24 al 26 Dicembre, un tutt’uno, riscopri parenti che avevi dimenticato esistessero, e poi si cercano le ricette per trasformare un Pandoro in qualcosa di doppiamente calorico, così, “giusto per smaltirlo”.
  • Tra cene aziendali, Reunion con i compagni delle medie, le amiche del Pilates e il gruppo mamme, Natale significa dal 7 Dicembre al 7 Gennaio.

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Bene, chiarito il tuo IDENTIKIT, ti lascio delle indicazioni “che vanno bene per tutti”, solo per rimarcare il fatto che è sempre tutto relativo.

PRIMA DI NATALE:

Cerca di mangiare sano, non serve fare il Ramadan per poi abbuffarsi per 3 giorni di seguito. Evita le cose in più, i dolci “coccola” o le uscite al Fast Food “che una volta al mese che male fa”, preferite un sushi senza troppi fritti o un polletto ai ferri. Vietata la frase “tanto ormai è Natale”, perché Natale a casa mia è il 25 Dicembre. Anzi, se ti presentassi alle porte del Natale con mezzo chilo in meno sarebbe tutto di guadagnato 😉

DURANTE IL NATALE:

Se preferisci i formati video vai a vederteli tutti, li ho registrati l’anno scorso. Ecco qui un esempio del primo consiglio:

In breve:

  • EVITA L’EVITABILE: grissini, pane, antipasti fingerfood, il grana sul risotto o sulla lasagna.
  • VIETATO IL BIS: anzi, se c’è un bis di primi, o ne scegli uno o dimezzi le porzioni di entrambi (poi dipende se sei in un ristorante super lussuoso che ti fa andare a casa con la fame, o se le porzioni le fa la nonna che ti vede sempre sciupato).
  • DATTI UN CONTEGNO: tra dolci, pandori e panettoni, crema al mascarpone, cascata di cioccolato, sorbetto, frutta, frutta secca, cioccolatini vari, grappetta e caffè corretto.. insomma un po’ di amor proprio.
  • BEVI ACQUA! Il famoso “riempirsi la pancia di acqua” trova la sua rivincita solo in queste occasioni. Mettiti una bottiglia d’acqua, possibilmente naturale, davanti e sorseggiala tra un boccone e l’altro: mangerai un po’ meno e ti godrai meglio il gusto della tua pietanza. Occhio al vino, perché contiene zuccheri e quindi calorie. Insomma, il vino non è acqua!
  • Questo mi sembra proprio un buon giorno per FARE DUE PASSI! Tempo permettendo, senza finire in ipotermia o con la digestione bloccata per 5 giorni, dopo aver mangiato (almeno un’oretta, anche due, e belli imbaccuccati) fatevi una passeggiata. Solo per stavolta va bene anche una cosa stile “Abano centro” o “vetrine dei negozi”. Purché non si diventi un tutt’uno con la mobilia di casa, tra sedie-divano-letto.

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IL DOPO (sempre rimanendo legati al tema “giorno di Natale”)

L’ALTRO PASTO: il famoso pranzo se si fa la cena di Natale, o la famosa Cena se sono stato seduto a mangiare fino alle 16;30.

Niente panico, e soprattutto niente “salti”: il consiglio è quello di stare leggeri, o con un passato di verdure e un cucchiaio di grana o ricotta, o con un secondo di carne bianca o pesce, qualche verdura e una fetta di pane. Saltare il pranzo per poi arrivare a cena super affamati non serve a nulla. (Ricordo che se manca lo zucchero nel sangue per più di 3-4 ore, il corpo produce CORTISOLO: ormone dello stress che fa ingrassare, rallentando il metabolismo).

Ecco, magari salta gli spuntini, a metà mattina, o quello del pomeriggio se poi la cena inizia alle 19.

Invece se il pranzo è finito alle 17, alla sera va bene uno yogurt, o il passato di verdura.

Io eviterei il tè con i biscotti, o la terza fetta di pandoro della giornata, o una cioccolata calda!!!  Lo so che per voi questo equivale a “saltare le cena”!!!! Mi dispiace deludervi.. ma meglio un pasto completo a quel punto!!!

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PER TUTTI I GIORNI IN MEZZO

Consiglio spassionato davvero per tutti: evitate la colazione dei giorni successivi con Pandori/Panettoni avanzati, perchè una fetta ha quasi 400 kcal di grassi (zuccheri e burro) quindi è difficile restare a regime se al mattino si parte con questa botta di calorie!! Almeno dimezza la fetta!

E poi sapete che vi dico, che faccio così fatica a generalizzare, perchè generalizzare è sempre sbagliato. (Non posso dire sempre, perchè sarebbe un generalizzare, ma insomma, quasi sempre)

Quindi DIPENDE.

Dipende da CHI SEI,

dipende da COSA VUOL DIRE Natale per te,

dipende da COSA VUOI.

SEMPRE. (Sempre sempre!).

cosa vuoi snoopy